Alcuni elementi importanti
vv. 20-21: "ché tutti questi n'hanno maggior sete che d'acqua fredda Indo o Etïopo." → Questi due versi contengono un'iperbole, che va ad enfatizzare il concetto di "sete" intesa come voglia di sentire/conoscere
vv. 34-36: "così per entro loro schiera bruna s'ammusa l'una con l'altra formica, forse a spiar lor via e lor fortuna." → Questi versi contengono varie figure retoriche, la più evidente è la similitudine tra i penitenti e le formiche, i penitenti si muovono, all'interno della fiamma, come le formiche nella loro schiera. Troviamo poi un'allitterazione delle lettere "s" e "l", che creano un'effetto di suono dolce e piacevole
v. 40: "la nuova gente:"Soddoma e Gomorra" " → Sono un riferimento all'Antico Testamento della Bibbia e sono due città distrutte da Dio a causa della loro empietà e corruzione. Dante utilizza questo riferimento per sottolineare la gravità dei peccati di lussuria, paragonando la "nuova gente" (le anime penitenti per lussuria) a quelle città condannate.
vv. 41-42: "Ne la vacca entra Pasife, perché 'l torello a sua lussuria corra" → Questo verso fa riferimento al mito della regina Pasifae. Questo mito è spesso associato alla lussuria e agli impulsi sessuali incontrollati, poiché la regina di Creta, dopo essersi innamorata del toro bianco donato da Poseidone, si fa costruire una mucca di legno per soffisfare i propri desideri sessuali. Dante utilizza questa storia per simboleggiare il peccato di lussuria e per mettere in evidenza il contrasto tra i comportamenti peccaminosi e la purificazione che le anime cercano nel Purgatorio.
vv. 43-45: "Poi, come grue ch'a le montagne Rife volasser parte, e parte inver' l'arene, queste del gel, quelle del sole schife" → In questi tre versi possiamo ritrovare: una similitudine che serve a paragonare il movimento delle gru e quello dei penitenti; Un'allitterazione delle consonanti "r" e "v"( come in "Rife" e "volasser parte."),che contribuisce alla musicalità e al ritmo dei versi; e infine antitesi tra le gru che volano verso le montagne e quelle che si dirigono verso le spiagge, rappresentando rispettivamente il calore del sole e il freddo del gelo. Questo contrasto sottolinea la dualità delle condizioni delle anime penitenti.
v. 55: " non son rimase acerbe né mature " → Dante, in questo verso, utilizza una metafora con cui spiega la giovinezza o la vecchiaia del corpo paragonandolo ad un frutto.
vv. 140-147: Utilizzo della lingua d'oc (volgare della Provenza), da parte di Arnaut Daniel, poiché poeta provenzale.